Transizione o speculazione? – Editoriale di Aldo Berlinguer – L’Unione Sarda del 09/02/2023

Transizione o speculazione?

Sono molti i passi mossi dalla Sardegna in campo energetico, fino a conquistare alcuni primati. E’ infatti sardo il primo Comune italiano ad aver introdotto il reddito energetico (Porto Torres), sono sarde alcune tra le prime comunità energetiche (Villanovaforru e Ussaramanna) e sarda è una delle prime esperienze di autoconsumo collettivo (avviata sull’isola di San Pietro) nell’ambito progetto europeo REACT.

La Sardegna ha anche varato una nuova legge sull’energia (l. n. 15/2022) con la quale ha introdotto, dopo la sola Puglia, il reddito energetico regionale. Ed è oggi in attesa del decreto ministeriale (la cui bozza è stata discussa lo scorso 12 dicembre) che dovrà individuare criteri e modalità per la concessione di incentivi volti a realizzare impianti di comunità energetiche, sistemi di autoconsumo collettivo e di autoconsumo individuale, favorendo la partecipazione dei territori.

Non mancano neppure i fondi, visto che la Regione Sardegna, nello scorso novembre, ha stanziato 4 milioni di euro (annualità 2023-2024) per la costituzione di comunità energetiche rinnovabili, dando priorità ai Comuni senza metano. E l’assessorato all’industria sta predisponendo la lista dei Comuni beneficiari delle risorse utili per la realizzazione degli impianti. Dieci milioni di euro (sempre per il 2023-2024) sono stati stanziati per sostenere il cd. reddito energetico regionale ossia la possibilità, per singoli nuclei familiari o condomìni, di acquistare impianti di produzione di energia elettrica da FER (fonti ecologiche rinnovabili) da adibire ad autoconsumo. Si è anche previsto che l’energia prodotta e non consumata rappresenti un credito (nei confronti del GSE) da cedere alla Regione la quale, in questo modo, alimenta il fondo destinato a sostenere il reddito energetico. A beneficiare in primis della misura sono i residenti in condizioni di disagio economico (dimostrato con ISEE), selezionati mediante procedure trasparenti con pubblico avviso.

Si è così affidata agli enti più prossimi ai cittadini (Regione e Comuni) la possibilità di contrastare la povertà energetica e lo spopolamento, informando della possibilità di costituire nuove realtà produttive, eliminando gli ostacoli normativi e amministrativi ingiustificati e facilitando l’accesso ai finanziamenti.

La Sardegna (dove quasi il 90% dei Comuni ha meno di 5.000 abitanti) è anche destinataria dei 2,2 miliardi di euro messi a disposizione dal PNRR per l’installazione di 2 GW di impianti rinnovabili in comunità energetiche e per autoconsumo. Le risorse sono erogate mediante contributi ad hoc fino a copertura del 100% dei costi ammissibili, così da sostenere l’economia dei piccoli centri e rafforzare la coesione sociale.

Parrebbe dunque una storia a lieto fine quella sin qui descritta se non fosse che scarsa, se non inesistente, sembra la collaborazione delle istituzioni nazionali, le quali tardano a varare i decreti attuativi lasciando il quadro normativo incerto e complicato. Anche gli operatori economici sono solerti solo quando gli conviene. Un esempio per tutti: il Comune di Villanovaforru ha realizzato il suo impianto fotovoltaico nel 2021. Ma l’allaccio alla rete Enel ha richiesto quasi un anno. Nel frattempo, quell’impianto non ha generato alcun beneficio. C’è quindi un danno palese per l’erario pubblico e la comunità locale. Chi lo risarcisce?

La transizione energetica è urgente e necessaria. Ma l’economia che vi gira attorno non può prescindere dai territori, che vanno debitamente coinvolti e remunerati, senza deturpare l’ambiente. Altrimenti diventa una speculazione per pochi e i territori giustamente la respingono. Transizione o speculazione? Intendiamoci.

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