Dalle parole ai fatti – Editoriale di Aldo Berlinguer – L’Unione Sarda del 28/10/2022

Dalle parole ai fatti

Ci siamo. Finite le elezioni, i festeggiamenti, i convenevoli; ottenuta la fiducia delle Camere, si passa dalle parole ai fatti. È il momento in cui chi governa si accorge di com’è diverso accarezzare i problemi, denunciarli, dal doversene fare carico. Improvvisamente i guai della società, tanti e complessi, diventano i tuoi e in quanto tali devi saperli risolvere, pure in fretta. Anche l’agenda si complica, con tanti nuovi impegni che si sovrappongono, per i quali non basta più il repertorio delle frasi fatte, da gridare nelle piazze, ma occorre prepararsi bene perché l’improvvisazione si nota subito e lascia il segno.

È il momento della verità, che ogni società affronta come può, mettendo il meglio di sé al servizio della collettività, anche perché i problemi sono e restano collettivi. Ed è qui che l’Italia mostra tutta la sua fragilità, poiché essendo un paese pervaso dall’individualismo (di cui il leaderismo è una proiezione naturale) affronta sempre le grandi sfide collettive affidandosi a singoli individui. Non è un caso infatti che, nonostante gli ampi consensi di questa maggioranza, a guidare il governo sia una leader che appare irrimediabilmente sola. lo si avverte, anche solo icasticamente, dai suoi discorsi alle Camere: una donna che, per quanto determinata ed esperta delle cose della politica, appare al contempo fragile, svettando su un governo i cui esponenti restano sfumati, quasi impercettibili, sullo sfondo. Ecco quindi compiersi, sempre uguale a sé stessa, la parabola della nostra storia: se il governo farà bene sarà merito di Giorgia Meloni, se farà male sarà tutta colpa sua.

È vero, non c’è solo lei, ci sono anche le altre forze che compongono la maggioranza, con leader che, anche loro, incarnano e totalizzano i rispettivi partiti, ribadendo la vocazione personalistica della politica odierna. Ma è illusorio pensare che le dinamiche competitive, i distinguo e le frizioni che hanno caratterizzato tutti gli ultimi anni di legislatura (e che sono affiorati anche nelle ultime dichiarazioni parlamentari) non si ripropongano cammin facendo, specie dinanzi alle prime difficoltà. Quando invece la coesione interna alla maggioranza e la capacità del governo di intraprendere scelte coraggiose sono essenziali ad affrontare le immani sfide che ci attendono. Non a caso Mario Draghi ha prestato, anche tramite i suoi collaboratori, tutto il sostegno possibile.

Non dimentichiamoci di ciò che economisti e politologi (D.Acemoglu e J.A.Robinson, Why Nations Fail, 2012) hanno scritto, ormai dieci anni fa, sulle ragioni principali che sono alla base del successo o del fallimento delle nazioni. Non sono tanto la geografia, il clima o altre variabili a fare la differenza. La prosperità o la povertà di popoli e territori dipendono primariamente dalla qualità delle loro istituzioni politiche ed economiche. Le quali possono essere <<inclusive>> o <<estrattive>> cioè inclini a favorire lo sviluppo socioeconomico di molti o il benessere di pochi, garantendo rendite di posizione a minoranze di privilegiati.

Insomma, in questa drammatica fase emergenziale è necessario che la maggioranza supporti l’azione di governo assicurando una gestione il più possibile corale (riducendo al massimo la competizione interna), che si antepongano scelte operative di comune interesse (specie in materia economica, energetica, infrastrutturale, oltre che nella realizzazione degli obiettivi del PNRR) a battaglie ideologiche divisive e inconferenti e che anche le opposizioni, pur con il dovuto approccio critico, non si sottraggano ad uno sforzo di responsabilità comune, affinché il Paese possa compiere quelle scelte innovative di cui necessita, guardando, per una volta, non a minute convenienze ma al bene di tutti. Usciti, almeno in parte, dall’emergenza, verrà il tempo di giudizi e pagelle. A quel punto, tireremo le somme.

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