Flat tax per tutti – Editoriale di Aldo Berlinguer – L’Unione Sarda del 21/06/2023

Flat tax per tutti

Sono impressionanti i dati statistici del 2022 sul numero di aderenti al regime forfettario per professionisti e lavoratori autonomi. Risulta che circa il 66% dei primi e il 70% dei secondi, in alcuni campi, ha aderito alla flat tax. Il che significa che questo regime di eccezione sta diventando la regola per milioni di attività economiche, le quali si abituano a calcolare il reddito senza sottrarre i costi, pagando il 15% di tasse, o addirittura il 5% per le nuove attività, anziché soggiacere alle ordinarie aliquote Irpef, oltre addizionali, e senza corrispondere l’IVA.

Non è un dato da poco, se si considera che quasi 2 milioni di autonomi su 3,7 non pagano più quest’ultima imposta. Anche perché sembra che il Governo voglia spingere ancora oltre questa misura, atteso che nel disegno di legge delega (AC1034) la flat tax dovrebbe diventare un sistema generalizzato a cui giungere entro fine legislatura.

Si tratta dunque di una vera e propria rivoluzione fiscale che è senz’altro da salutare con favore senza però ignorare i contraccolpi che essa probabilmente susciterà. Non è un caso che Banca d’Italia abbia già paventato, nella propria relazione annuale per il 2022, una sorta di nanismo indotto che questa misura susciterebbe per mantenere i beneficiari al di sotto della soglia di ricavi utile ad accedere alla tassazione ridotta. Così come non appare improbabile che questa stessa soglia induca molti a non dichiarare gli importi eccedenti; oltre a incoraggiare l’economia sommersa anche sul fronte dei costi, non più detraibili.

Non vanno neppure sottaciuti gli effetti a lungo termine che questo tipo di tassazione imprime sugli assetti del mercato e sull’efficienza dello stesso. Già una certa regolamentazione, negli anni passati, ha infatti quanto meno avallato la tendenza degli studi professionali a non sviluppare forme di aggregazione che ne avrebbero probabilmente elevato la competitività. Basti ricordare il lungo, a tratti estenuante, dibattito sulle società tra professionisti, sulla partecipazione – nelle stesse- di soci di capitale, sul loro regime fiscale. Dibattito che sinora ha prodotto solo argini e restrizioni ad uno strumento che, infatti, dalla sua istituzione (Dlgs. 96/2001), è stato solo sporadicamente utilizzato. Oggi anche la tassazione induce a mantenersi “piccoli” per usufruire appieno del regime agevolato previsto dalla flat tax in un mercato globale che invece premia le realtà professionali più interdisciplinari e organizzate, con a disposizione anche mezzi finanziari.

Viene inoltre ad acuirsi il divario che si determina nel trattamento dei redditi da lavoro autonomo rispetto a quelli da lavoro dipendente, rimanendo questi ultimi soggetti alla tassazione ordinaria. Con il che viene sostanzialmente svuotato di contenuto il principio di progressività voluto dalla Costituzione. Infatti, il carico fiscale si concentra sui dipendenti, che ormai generano circa l’85% del reddito soggetto ad IRPEF. Di qui la nota vulgata che stigmatizza come il fisco si accanisca sempre proprio con coloro che non possono evadere le imposte. E si sa: vox populi, vox dei.

Non si può, infine, trascurare il tema della sostenibilità finanziaria che l’estensione del regime forfettario determina sulle entrate a fronte di un debito pubblico che negli ultimi anni è andato crescendo e che, con il PNR, non potrà che lievitare. E’ evidente, infatti, come il crescente debito, gravato, con i recenti rialzi, da interessi crescenti, non consenta ampi margini di manovra. E determini il rischio di dover revocare a breve una flat tax, poco prima largita, con conseguenti, nefaste ripercussioni sulla stabilità del sistema fiscale e sulla fiducia degli operatori nelle istituzioni.

Bene dunque allentare la pressione fiscale, è diventata insostenibile. Ma abbiamo fatto bene i conti su chi ne dovrà pagare le conseguenze?

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