Troppa ipocrisia su tasse e rincari – Editoriale di Aldo Berlinguer – L’Unione Sarda del 19/07/2022

Troppa ipocrisia su tasse e rincari

Continuano a moltiplicarsi, sulle pagine dei quotidiani, le lamentele di famiglie e imprese per il rincaro delle bollette. Da ultimo, a Cagliari, la protesta di vari ristoratori per bollette che sfiorano i 50.000 euro, con oneri e imposte che raddoppiano il costo reale della fornitura.

Così, mentre la politica gioca a rimpiattino con il Governo, comincia a farsi davvero salato il prezzo di tanta miopia, indolenza, irresponsabilità dimostrati in anni di mancata politica energetica italiana, e non solo di essa. I nodi vengono dunque al pettine e le difficoltà causate dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina mettono a nudo ulteriori crepe all’interno dei rapporti, sempre più deteriorati, tra cittadini e politica, individuo e stato.

Da poco è stato infatti salutato con favore il contenimento del costo dei carburanti mediante la riduzione delle accise. Oggi salutiamo con altrettanto favore, quasi con sorpresa, la proposta del Governo di ridurre le imposte indirette su generi alimentari e farmaci. Draghi sostiene, infatti, che dobbiamo evitare a tutti i costi una spirale inflazionistica che travolga prezzi e salari ma omette di precisare che una parte di questa spirale è alimentata proprio dallo Stato ed in particolare dalla esosa tassazione indiretta di molti prodotti, anche primari, che costituiscono il paniere essenziale dei consumi degli italiani.

Infatti, con l’aumentare dei costi energetici e delle materie prime, è aumentato esponenzialmente il gettito derivante dalle imposte indirette su quei prodotti ed il conseguente salasso per gli italiani tutti, atteso che la tassazione indiretta, come è noto, colpisce indiscriminatamente senza guardare al reddito. In altre parole, lo Stato non tassa i ricavi ma i costi, aumentandone percentualmente il peso anche sulle tasche dei meno abbienti. Cioè specula sull’aumento dei prezzi per poi lamentarsi dell’inflazione che ne deriva, impaurito anche dall’aumento dei tassi di interesse che rende più gravoso il costo del debito pubblico. Insomma: “chiagn e fott” direbbero i napoletani.

Il bello è che si tratta di quello stesso Stato che, sospinto dalla cagnara elettorale di molti partiti, mantiene o addirittura aumenta i sussidi per i meno abbienti, come il tanto declamato reddito di cittadinanza, ormai divenuto conditio sine qua non di ogni agenda di Governo. Cioè contribuisce a far lievitare, con la tassazione, il costo della vita, per poi mitigarlo con i sussidi. Analogamente a quanto fa quando raddoppia, con le imposte, il costo del lavoro e poi spende e spande per ridurre la disoccupazione. Insomma, recita, questo nostro Leviatano, tutte le parti in commedia: il caritatevole Pater familias, attento e premuroso, verso gli ultimi e i diseredati, e l’aguzzino impositore verso gli stessi soggetti.

Bene quindi che si inizi finalmente a parlare della riduzione delle imposte indirette ma non raccontateci che questa esigenza viene dalla crisi internazionale, dalla guerra in Ucraina, dalla pandemia. Si tratta di risolvere definitivamente alcune storture endemiche che, non da oggi, minano alla base la crescita e la coesione del nostro sistema e che la politica non vede, o fa finta di non vedere, da decenni.

Ci sembravano folkloristici i gillet gialli francesi. Ora che i prezzi (e soprattutto le imposte) sono diventati insostenibili, ci accorgiamo del problema anche noi. Ma rischiamo di imputarlo al soggetto sbagliato. Di ascriverlo a fattori internazionali, straordinari e imprevedibili, che sono solo minima parte di una vicenda tutta italiana. Bene, quindi, che i ristoratori si lamentino; non restino soli. Chissà che la pressione della pentola faccia saltare il coperchio.

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