Sul sentiero dell’insularità – Editoriale di Aldo Berlinguer – L’Unione Sarda del 25/06/2022

Sul sentiero dell’insularità

Sono lenti ma costanti i passi normativi sul sentiero dell’insularità. La modifica dell’art.119 della Costituzione è ormai in dirittura d’arrivo e pochi giorni fa è stata approvata, con 577 voti a favore, 38 contrari e 10 astenuti, la risoluzione del Parlamento europeo proposta dal presidente della Commissione per lo sviluppo regionale Younous Omarjee, originario dell’isola della Riunione.

Ottimi gli auspici indicati: contrastare i cambiamenti climatici, tutelare gli ecosistemi insulari, maggior attenzione alle risorse idriche, spesso molto scarse, all’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, maggior sostegno all’agricoltura, l’acquacoltura, la pesca, l’artigianato, l’economia blu. Il Parlamento invita inoltre a raggiungere, nelle isole, l’autonomia energetica e alimentare, stanziare maggiori risorse in favore del turismo sostenibile ma anche delle identità culturali e linguistiche locali, modernizzare le infrastrutture portuali, garantire la continuità territoriale, migliorare le strutture sanitarie e sviluppare le tecnologie digitali. Infine, il Parlamento chiede alla Commissione di acquisire maggiori dati statistici sulle isole prendendo atto degli studi già realizzati sui costi aggiuntivi dell’insularità e invita a ripensare il regime degli aiuti di Stato alla luce di indicatori specifici che tengano conto del divario di competitività delle regioni insulari. Si chiede infine di creare una sottocategoria “isole” nell’ambito della elaborazione delle norme sugli aiuti di Stato a finalità regionale sino ad almeno il 2027. Insomma, si tratta di dare completa attuazione alla politica europea di coesione contenuta nell’articolo 174 dei trattati europei.

Che dire: parole sante e ben spese. Speriamo presto anche applicate, atteso che la distanza tra propositi normativi e realtà insulari si va acuendo ogni giorno che passa. E anzi, si ha la sensazione che, in attesa della Costituzione e della UE, le forze politiche, economiche e sociali del territorio possano restare a guardare. E questo mentre gli incendi divorano (dopo Montiferru) Villacidro e Villaputzu, le cavallette invadono Ottana; continuiamo a sprecare circa il 55% delle risorse idriche dell’isola, gli algerini vengono a cercare petrolio dinanzi alle coste oristanesi e nuovi, massicci impianti eolici (il cui beneficio sui costi energetici dei sardi è tutto da verificare) stanno per sorgere nel mare della Gallura. Se non bastasse, stiamo subendo un’impennata dell’inflazione che Adiconsum quantifica in 2 mila euro in più, a carico di ogni famiglia, rispetto all’anno scorso.

Meritorio, dunque, il nuovo quinto comma dell’art.119 della Costituzione, promosso dai firmatari sardi, che attribuisce alla Repubblica il compito di riconoscere le peculiarità delle isole e rimuovere gli svantaggi derivanti dell’insularità. Ma se non iniziamo subito ad elaborare politiche e misure adeguate a fronteggiare le tante emergenze dei territori insulari non attendiamoci alcun cambiamento concreto. A partire dalla definizione stessa di isola che, allo stato attuale, non è dato reperire né nell’ordinamento italiano, né in quello europeo. Abbiamo infatti ben 800 isole in Italia, tra marittime, lagunari, lacustri e fluviali. Ma se la normativa non contiene una definizione di isola, non distingue tra scogli e isole e neppure tra queste ultime (la Sicilia non è la Sardegna, men che meno Comacina o Murano), rischiamo di avere presto un precetto costituzionale che, per quanto innovativo, non avrà alcuna concreta applicazione.

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