Troppe leggi inapplicate – Editoriale di Aldo Berlinguer – L’Unione Sarda del 17/12/2022

Troppe leggi inapplicate

Ci siamo arrivati. Dopo lo scangeo di inizio novembre, quando il governo Meloni, appena insediato, ebbe ad occuparsi del rave party di Modena, prende forma la nuova norma “scaccia-rave”, la quale è stata ampiamente rimaneggiata con un emendamento governativo.

Non si tratta più, infatti, di un reato contro l’incolumità pubblica bensì contro il patrimonio, da inserire all’art. 633 bis c.p., che si aggiunge a quanto già previsto, prendendo di mira, in particolare, l’organizzazione di raduni musicali con rischi per la salute o l’incolumità pubblica, per l’inosservanza delle misure di sicurezza o di igiene relative agli spettacoli o delle norme sulle sostanze stupefacenti o psicotrope.

Scompare anche il discusso limite minimo di 50 persone e chi prende parte a un rave, senza organizzarlo, viene punito con sanzioni ridotte (reclusione da due a quattro anni e multa sino a duemila euro). Mentre più severo è il trattamento riservato agli organizzatori.

Insomma, la montagna ha partorito un topolino. Non bastava -infatti- la norma (art.633 c.p.) che già punisce chiunque invada arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto. Specificando che la pena è aumentata e si procede d’ufficio se il fatto è commesso da più di cinque persone o da persona palesemente armata. Né quella (art. 614 c.p.) che sanziona: “Chiunque s’introduce nell’abitazione altrui, o in un altro luogo di privata dimora, o nelle appartenenze di essi, contro la volontà espressa o tacita di chi ha il diritto di escluderlo, ovvero vi s’introduce clandestinamente o con l’inganno”.

Non devono essere sembrati sufficienti neppure il divieto di ingresso abusivo nel fondo altrui (art.637 c.p.) o quello (obiettivamente diverso) che punisce chi invade aziende agricole o industriali al solo scopo di impedire o turbare il normale svolgimento del lavoro (art.508 c.p.).

E potremmo continuare a lungo, visto che altrettante norme vietano di occupare  abusivamente la sede stradale (art. 20 d.lgs. 285/1992), gli alloggi di edilizia popolare (art. 26, l.513/1977), gli spazi demaniali (art. 1161 c.nav); così come sanzionano chi abbandona abusivamente i rifiuti (art. 255, D.lgs 152/2006).

Insomma, a ben vedere, di divieti ve ne sono fin troppi ed è forse proprio per questo che risulta difficile orientarsi. Non solo, dall’ipertrofia delle norme discende una deriva culturale che induce a pensare che per fare le cose occorrano (non le persone ma) le regole. Queste ultime sempre invocate come panacea di tutti i mali.

Conclusione? I rave party, così come l’occupazione abusiva delle strade, degli edifici, dei terreni, pubblici e privati -luoghi poi spesso lasciati al degrado e all’illegalità- sono fenomeni già ampiamente vietati dal nostro ordinamento che però vengono spesso tollerati non perché manchino le norme ma perché manca la volontà di eradicarli.

Perché allora creare sempre nuovi reati? Perché chi arriva si intesta una conquista e chi se ne va giustifica la propria inerzia. Potrà sempre dire: non sono riuscito perché mancava la norma. Ecco, dunque, il perché: conviene a tutti!

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